Peccati in diretta - Bari Trasgressiva

Nella città di Torino, dove le ombre della notte si fondono con i sussurri più intimi dei suoi abitanti, Andrea, un uomo di quarantuno anni dalla voce profonda e dal fascino disarmante, dominava le onde radio con una rubrica notturna capace di accendere fantasie e risvegliare desideri sepolti. La sua voce era velluto e graffio, una carezza invisibile che si insinuava nei letti solitari, nei corpi accaldati, nei pensieri inconfessabili di chi lo ascoltava.

Ogni sera, Andrea sedeva davanti al microfono con un calice di vino e le luci soffuse dello studio a disegnarne i lineamenti marcati. Nessuno poteva vederlo, ma tutti lo sentivano. Il suo timbro caldo era un invito che attraversava Torino, colpendo con precisione chirurgica chi cercava conforto, compagnia… o eccitazione.

Le chiamate si susseguivano, ma quella sera una voce lo colpì con la forza di un morso.

«Mi chiamo Luna,» disse con tono provocante. «29 anni, escort torinese. E tu, Andrea... la tua voce mi fa venire voglia di molto più che parlare.»

Una sfida. Una dichiarazione di guerra erotica. Andrea sorrise, incuriosito e già in tensione.

«Cosa ne dici di un incontro vero?» continuò lei. «Potrei insegnarti cosa può fare una bocca, quando non ha solo parole da usare. Ti va di scoprire quanto può essere potente il silenzio, se è carico di desiderio?»

Era una proposta folle. E irresistibile. Andrea, da sempre cauto, si lasciò guidare dall’istinto. Le diede appuntamento direttamente lì, nello studio radiofonico, dopo la diretta. Quando la città dormiva, e solo i peccati rimanevano svegli.

Lei arrivò puntuale. Passo sicuro, occhi brillanti. Un lungo cappotto nero le avvolgeva il corpo come una promessa. Non perse tempo.

«Allora, sei pronto a scoparmi con la voce... e con il resto?» gli sussurrò all’orecchio, mentre le sue mani scivolavano sotto la camicia, accarezzando il suo petto caldo e teso.

Andrea sussultò. Un brivido lo attraversò mentre Luna si inginocchiava davanti a lui. Con gesti lenti e precisi, gli slacciò la cintura, abbassò la zip, tirò fuori il cazzo già duro e palpitante. Lo guardò con occhi pieni di lussuria, e lo prese in bocca senza una parola.

La sua lingua era morbida, calda, affamata. Gli succhiava il cazzo con una lentezza sadica, mentre lo fissava negli occhi, sfidandolo a non perdere il controllo. Andrea gemette, il suono ruvido e profondo che si mescolava al silenzio ovattato dello studio.

«Fanculo... sei bravissima,» ansimò, intrecciando le dita nei capelli di lei, spingendola con delicatezza ma decisione sempre più a fondo. Luna sorrise con la bocca piena, un sorriso che vibrò lungo la sua asta, facendolo impazzire. Poi si alzò in piedi con naturalezza, lasciando cadere il cappotto.

Era nuda sotto. Un corpo perfetto, pronto. Seni sodi, fianchi rotondi, pelle calda e profumata. Si avvicinò, le labbra socchiuse e lo sguardo da predatrice.

«Voglio sentirti dentro di me,» sussurrò. Non fu una richiesta. Fu un ordine.

Andrea la fece sedere sul tavolo, spingendo via cuffie e microfoni, strumenti silenziosi ora testimoni di un’altra trasmissione, fatta di carne e gemiti. Si posizionò tra le sue gambe, il cazzo duro che cercava la figa calda e già bagnata di Luna.

Con un colpo deciso, la penetrò. Un gemito sfuggì dalle sue labbra, e il suo corpo si arcuò verso di lui.

«Sì... così... più forte,» lo incitava lei, aggrappandosi alle sue spalle.

Andrea aumentò il ritmo, ogni spinta un affondo nel cuore del desiderio. I loro gemiti riempivano lo studio. Il microfono, accidentalmente ancora acceso, catturava ogni suono: il respiro affannoso, gli schiaffi di pelle contro pelle, i mormorii rotti dal piacere.

Si cavalcarono lentamente, poi con più foga. Andrea la strinse contro il petto, sussurrandole quanto fosse calda, quanto lo faceva impazzire. Le mani di Luna gli graffiavano la schiena, la sua voce sussurrava sporchi desideri nell’orecchio.

«Voglio il tuo cazzo ovunque,» sibilò. E Andrea la prese da dietro, spingendola in avanti sul tavolo, afferrandole i fianchi mentre la scopava con forza crescente.

I corpi si muovevano come un’unica macchina del piacere. Baci, morsi, carezze che lasciavano il segno. Rotolarono sul pavimento, si rincorsero con le mani e le bocche, scopando con passione, con fame, con violenza dolce e bruciante.

«Fammi vedere quanto sei cattivo,» lo provocò Luna.

Andrea obbedì. La prese con foga, la scopò fino a farle perdere il fiato. Lei gridò il suo nome, si contorse, e infine venne tremando, l’orgasmo che le attraversò il corpo come una scossa.

Anche Andrea la raggiunse poco dopo, il suo seme caldo che si riversò dentro di lei mentre un gemito profondo gli sfuggiva dalle labbra.

Sudati, sazi, crollarono uno sull’altra, i respiri affannati e i corpi intrecciati nel silenzio ovattato dello studio.

«Non pensavo sarebbe stato così intenso,» disse Andrea, la mano che accarezzava la schiena di Luna.

Lei sorrise, con un ghigno malizioso. «E questa è solo un’anteprima. Immagina se avessimo un’ora di trasmissione solo per noi due… senza limiti.»

Andrea la guardò, il desiderio ancora vivo nei suoi occhi. «Forse è il momento di iniziare una nuova rubrica. Una che va oltre le parole… diretta al corpo.»

Luna rise piano, la sua voce calda come una promessa. «Considerami la tua prima ospite fissa.»

E così, in una notte qualsiasi a Torino, nacque qualcosa di nuovo. Un racconto vivo, fatto di corpi, voci e desideri. Uno spettacolo erotico che sarebbe tornato, notte dopo notte, a far tremare le frequenze… e i letti di chi ascoltava.

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